Veniva giù soffice e delicata. A batuffoli.
Nel silenzio profondo e lirico, solo il mastichìo degli stivali sulla strada ghiacciata.
Lentamente, dalle quinte del bosco sbuca una figura. Non cammina, ondeggia. I miei occhi miopi diventano fessure per capirci meglio qualcosa.
Non è un fauno, non è un centauro.
Si avvicina ancora un po'.
Le braccia non ciondolano lungo il corpo ma proseguono dritte, fino a toccare terra. Continua ad avvicinarsi, è a qualche metro da me.
"Dobré ráno" mi dice.
Mi ha salutato. Buongiorno, o meglio, buon mattino. Lo guardo bene: è un atleta di sci di fondo.
E mi ricordo che mi trovo a Bratislava. Sono arrivata da più di un anno. Vivo e lavoro qui. La mia casa in Italia chiusa sotto chiave, al buio, a prendere polvere dalla pazienza del tempo.
Ci ho messo più di un anno a capirla questa città e a capirne la sua gente. Non credo di averci capito ancora del tutto. Anzi, sono parecchio vicina al punto di partenza.
Nel frattempo, la neve lenta ha ricoperto ogni centimetro di realtà. Con la stessa lentezza, troverò le parole per raccontarla.
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